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Un maturo Preside di Liceo, in pensione, incappa in un amore imprevisto e avvincente che lo sorprende, ma da cui si lascia trascinare trasognato. È l'inizio di un romanzo, in gran parte autobiografico, che si dipana nel groviglio degli avvenimenti e problemi che hanno marcato e rivoluzionato l'intero '900 a partire dal decennio che precede la seconda guerra mondiale, fino ai nostri giorni. È come indossare un occhiale virtuale che consente al lettore di seguire sullo sfondo sempre mutevole del secolo più pazzo della storia, lo scorrere delle trasformazioni sociali, civili e morali, all'interno delle quali si muove la vita zingara del protagonista in diverse regioni italiane, da un'infanzia da favola fino ad una cruda maturità professionale ostacolata da trappole, buche, sbarramenti diabolicamente disposti, la cui logica apparirà chiara solo nell'ultima parte. Ma la vera novità dell'opera è un'altra. L'autore ricava dall'irrazionale svolgersi degli avvenimenti narrati, semi preziosi di buon senso, ben consapevole che nel futuro saranno proprio quelle riflessioni a dar valore al suo lavoro; perché le vicende possono dissolversi nel tempo come fumo, i pensieri restano vita.